E' ancora ignoto ai più l'oggetto
concreto sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi nel
referendum bolognese: le convenzioni Comune-paritarie nella scuola
dell'Infanzia
I promotori hanno voluto che la
scadenza assumesse un carattere generale, addirittura nazionale. “Chi
buttereste dalla torre, le scuole pubbliche o quelle private?” Si
vuole che i cittadini votino in risposta a questa semplificazione
inaccettabile. Ben altro c'è da buttare, se si desidera! Vogliono
farci litigare come i polli di Renzo avviati a perdere il collo. Per
difendere la scuola bisogna integrare, unire le forze e le
esperienze. La disinformazione è cresciuta dopo l'annuncio del
Comune di voler porre servizi e scuole 0-6 anni in capo ad una ASP.
La questione è complessa, richiede un confronto serio, viene
associata al Referendum grazie alla parola magica :”Privatizzazione”.
Al contrario: il Comune non può più assumere (per legge!), la
“carta ASP”, azienda pubblica, permette l'assunzione a tempo
indeterminato di nuovo personale, di non passare la mano ad altri,
“privatizzando”. Invece le convenzioni rispondono ad un'altra
necessità. E' naturale che un Sindaco cerchi di migliorare la
qualità anche di scuole che da decenni e decenni lavorano per
migliaia di bambini di 3, 4 e 5 anni Questa scelta è antica (18
anni!), si è diffusa in tutta Italia, fino alla Puglia del
Presidente Vendola, non ha nulla di anti-costituzionale. Il prof.
Rodotà scrive che -“quantomeno”- bisogna dare assoluta priorità
alla “scuola pubblica”. E' proprio quello che si fa qui. Si
spende 1 euro su 4 del bilancio, e una grande parte va alle scuole
per l'infanzia, 36 milioni euro l'anno alle comunali, ed 1 alle
statali: 37 volte il “costo” delle convenzioni con le paritarie.
La campagna paradossale che mette Bologna sul tavolo dell'accusato è
rischiosa.
Se passa l'idea che tutto è sfascio
sarà più difficile proseguire investimenti per la scuola così
cospicui. Se il voto sancirà una vittoria di parte, perché l'altra
si ritiri nella propria vita senza aiuti e senza doveri, si
indebolirà il complesso del mondo scolastico. Una scelta più
matura, il voto “B”, potrà sollecitare invece una politica per
la scuola generosa ed aperta.